Corriere della Sera
di Roberto Bagnoli
ROMA — Dal primo gennaio partirà la grande avventura della previdenza integrativa. Una intesa preliminare raggiunta a Palazzo Chigi tra governo e parti sociali ha disincagliato la partita sul Tfr, salvando le piccole e medie aziende. Il trasferimento all'Inps del trattamento di fine rapporto, che i lavoratori decidono di lasciare in azienda, avverrà solo per le imprese oltre i 50 dipendenti, in compenso andrà tutto all'Istituto di previdenza e non più una quota del 50% come ipotizzato in precedenza. Da gennaio fino a giugno 2007 — come previsto già nella Finanziaria — scatterà il periodo durante il quale i lavoratori dovranno decidere dove mettere il loro Tfr futuro. Con il meccanismo del silenzio- assenso, nel caso il lavoratore non prendesse alcuna decisione, il Tfr finirà nei fondi di gestione. Ci sarà poi un fondo per compensare le imprese e nel 2008 si farà una verifica che potrebbe anche, se i conti dello Stato lo permetteranno, modificare l'accordo sospendendo il trasferimento all'Inps. Sul versante fiscale l'Agenzia delle entrate ha pubblicato una circolare sulle «indagini finanziarie». La nuova procedura prevede maggiori poteri istruttori per chiedere informazioni agli operatori creditizi. E sul Tfr il governo è soddisfatto. Per il presidente del Consiglio Romano Prodi l'intesa «segna un'altra tappa della concertazione e del dialogo». La difficile convergenza sulla soglia dei 50 dipendenti è stata raggiunta dopo un'ora di discussione tra il ministro Padoa-Schioppa, il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo e i tre leader sindacali Guglielmo Epifani (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil). L'intesa si trasformerà in un verbale che lo stesso Padoa-Schioppa si è incaricato di stendere entro lunedì e sottoporre alle parti sociali. Successivamente il governo approverà un decreto per accelerare la parte regolatoria e consentire che dal primo di gennaio scatti effettivamente il processo di smobilizzo delle liquidazioni. Sindacati e imprenditori alla fine hanno così trovato la quadra. Il direttore generale di Confindustria Maurizio Beretta ha tenuto a precisare come «l'elemento chiave è che il dirottamento all'Inps deve essere contestuale alle compensazioni che aiutino le imprese ad azzerare gli oneri finanziari per sostituire il Tfr». Per il sindacato resta in piedi ancora una richiesta per favorire il decollo dei fondi. Si tratta dell'aliquota fiscale da applicare. «Padoa-Schioppa — ha spiegato Epifani — si è impegnato a introdurre una aliquota più favorevole a quella finora indicata all'11%, e possibilmente tendente allo zero come avviene nella maggior parte dei Paesi europei». Confindustria ha portato a casa grosso modo quello a cui mirava. Con la soglia dei 50 dipendenti viene infatti escluso l'85% delle imprese manufatturiere. «Oltre i 50 dipendenti — afferma Beretta — ci sono solo 23.800 imprese, tra cui banche e assicurazioni». La Casa delle Libertà e i commercianti hanno bocciato l'intesa. Per il senatore di Forza Italia Maurizio Sacconi si tratta di una «accordo truffa ed è scandaloso che Confindustria abbia accettato tradendo il mandato dei propri associati».